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Son cadorin ! (italiano)


Il mondo non sarà una massa uniforme e uniformizzante perché io porto in esso le differenze che gli son necessarie. Accanto ad altri, diversi pure loro. Porto in me delle radici che sprofondano in storie forse dimenticate ma sempre presenti nell’incoscio. Ho bisogno di questa cultura, per aprire il cuore alle differenze più sconcertanti che il presente mi pone davanti, et osare l’incontro.
Testo ispirato liberamente da una composizione di Tri Yann, « breton » di Bretagna : « La Découverte ou l’ignorance »

Son cadorin !

Sono nato a Calalzo quando i bambini non li facevano ancora nascere all’ospedale. Sono di pura razza ? Che importa, se mia madre non é cadorina.

Sono cresciuto parlando dialetto, parlando dialetto e parlando italiano. Salvo a scuola, dove l’italiano era di rigore.
Ma i sentimenti mi piaceva esprimerli in dialetto, erano più veri : tra gli amici ci si capiva con poche parole !*

All’estero da tanti anni, possiedo una identità chiara e ben definita. Italiano per lo stato civile, assumo ogni istante il fatto di essere cittadino del bel paese. Ma cadorino é una qualita facoltativa che posso facilmente ignorare, nascondere o dimenticare.

Che cosa vuol dire in fondo essere cadorino ? Un linguista ? Un autonomista ? Un nostalgico ? Un disadattato ? uno che vuol farsi vedere ? Forse un po di tutto questo. Ma una cosa é sicura, essere cadorino significa sopprattutto : diverso.

Diverso d’altri, come gli altri son diversi d’altri ancora. Diverso per le radici che sprofondano in storie forse dimenticate ma sempre presenti nell’incoscio di ciascuno. Diverso per una storia di secoli di cui solo le alte montagne sono testimoni, una storia che ci ha condotti fino a qui, all’oggi dei nostri giorni.

Diverso per una cultura ricevuta con il latte materno, assorbita dagli sguardi dei vecchi, verificata nel silenzio di cime selvagge e nell’orrido di profondi burroni. Una cultura che mi é utile per gaurdare all’avvenire in modo personale ed unico. Una cultura che mi é necessaria per aprire il cuore alle differenze più sconcertanti che il presente mi pone davanti, et osare l’incontro.

E’ dalle radici piu intime che posso offrire all’avvenire la parte migliore di me stesso, la più autentica. Il mondo non sarà una massa uniforme e uniformizzante perché io porto in esso le differenze che gli son necessarie. Accanto ad altri, diversi pure loro, ricchi dell’unicità che mancherebbe per sempre se venisse meno.

E’ un contributo unico e non sostituibile che porto in me, libero che sono di valorizzarlo o di alienarlo per sempre. E perché sono fiero della mia unicità riconosco ed accolgo les numerose unicità che incontri ed avvenimenti mi svelano giorno per giorno, segno di un universo variegato di colori e sapori dove l’unità vale più della somma delle parti. Si’, é con questa certezza che sono cadorino.

Italiano lo saro sempre, cadorino solamente ogni volta che ne avro piena coscienza. Se mi perdo nella massa, il Cadore scompare in me. Se tutti i cadorini nel mondo dimenticassero la loro unicità, allora il Cadore cessa di esistere, e nessuno potrà mai misurare il vuoto lasciato dal nostro abbandono.

Di generazione in generazione a Calalzo, a Valle, a Domegge, ad Auronzo… nuove genti popoleranno le vallate. Saranno cadorini ? Nessuno lo sa ancora. Ciascuno lo scoprirà, al momento opportuno, scavando in fondo a se stesso. E allora potrà dichiarare in modo libero e fiero, all’unisono con tutti noi : « son cadorin ».